sabato 14 aprile 2012

500 Caratteri #5: Via da Las Vegas (1995)


Nicolas Cage e Elisabeth Shue protagonisti del quinto appuntamento con 500 Caratteri. Per dirla in maniera elegante: saranno cazzi da cacare?



Via da Las Vegas
Mike Figgis, 1995 - USA


Qual'è la cosa più furba da fare per permettere di vincere l'Oscar anche a quel mostro d'espressività nascosta (bene) che risponde al nome di Nicolas Cage? Ma semplice, calarlo nei panni di un nichilista che sceglie l'alcool come "soluzione finale", condendo il tutto con una storia d'amore dannata e tanti lacrimoni facili facili. Elisabeth Sue la meritava quella cazzo di statuetta, nonostante tutto l'inutile ciarpame di contorno. Com'era il discorso delle perle ai porci? 


CONTEGGIO CARATTERI:
477

Grandissima interpretazione della bottiglia.


Post precedente nella sezione 500 Caratteri: The Backwater Gospel (2011)

7 commenti:

  1. La colonna sonora l'avevo trovata decisamente buona e condisce al meglio l'atmosfera del film. Compresi i pezzi di Sting che era ancora tollerabile (non si era ancora lasciato andare del tutto, insomma). ;)

    /f

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    1. Hai ragione, la colonna sonora non è assolutamente male. Considero questo film un'occasione mancata. Peccato

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    2. Considera che, nello stesso anno e sempre ambientato a Las Vegas, uscì "Showgirls" di Verhoeven. Avendoli visti entrambi al cinema quando uscirono, trovo che il film di Figgis possa essere graziato. :)

      /f

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    3. Se paragoni "Via da Las Vegas" al "coso" (chiamarlo film è molto difficile) di Verhoeven allora devo darti assolutamente ragione :)
      A Figgis è mancato quel pizzico di coraggio in più ed una cucchiaiata di "semplificazioni" in meno per sfornare un fottuto film da ricordare e riguardare in eterno, e questa cosa m'irrita pesantemente l'apparato riproduttivo :D
      Comunque, l'ambientazione, l'atmosfera e l'interpretazione della Sue sono spettacolo puro.

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    4. Hahaha... ai tempi, se non ricordo male, avevo visto entrambi nel giro di poco tempo e l'associazione tra i due mi si è conficcata nel mononeurone.
      Purtroppo con Hollywood bisogna fare da sempre i conti con gli incassi. Osare è difficile e pochi se lo possono permettere. A volte preferisco uscirne cercando di carpire il buono che riesco a cogliere. Con Spielberg, ad esempio, mi riesce sempre più difficile (ormai da troppi anni) e, in questo caso, non stiamo parlando di un Mike Figgis qualsiasi.

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